21/01/2025
SALUTE E LAVORO LOGORANTE: UN’INDAGINE RIVELA COME IL BENESSERE SIA ANCORA LONTANO
Un nuovo studio di LILT, Fondazione Bignaschi e ATS Brianza esamina le condizioni psico-fisiche di chi svolge lavori logoranti nel territorio milanese e brianzolo.
La Lega italiana per la lotta contro i tumori, insieme a Fondazione Bignaschi e in collaborazione all’Agenzia di Tutela della Salute della Brianza (ATS), ha voluto indagare l’esposizione a comportamenti e stili di vita dannosi per la salute fisica e mentale dei lavoratori e delle lavoratrici impiegati in occupazioni logoranti nel territorio milanese e brianzolo. Lo studio aiuta a comprendere il fenomeno che a livello internazionale è già oggetto di riflessione, contribuendo con nuovi elementi originali.
La ricerca – condotto da David Benassi, professore ordinario all’Università degli studi Milano Bicocca e da David Consolazio, ricercatore all’Università statale degli studi di Milano, per conto di Fondazione Bignaschi, il lavoro si basa sull’elaborazione delle risposte di due focus group (che hanno visto il coinvolgimento di dipendenti e datori di lavoro) e sulle risposte di un campione non rappresentativo di lavoratori a questionari che esplorano temi quali: qualità del lavoro, ambiente lavorativo, stress e salute.
L’iniziativa nasce da una collaborazione tra LILT e ATS che da quattro anni promuovono insieme la salute e il benessere dei lavoratori attraverso programmi specifici. Nella ricerca in questione, la prima realizzata insieme all’ente, ATS ha supportato LILT nell’individuazione degli intervistati per i focus group, contribuendo alla raccolta di dati.
"Da tempo LILT è attiva nel welfare e collabora con ATS Brianza per promuovere la salute nei luoghi di lavoro, dove trascorriamo buona parte della giornata - commenta Marco Alloisio, Presidente LILT Milano Monza Brianza -. Questa indagine rappresenta un passo importante per registrare la percezione dei lavoratori più a rischio e per sensibilizzare le aziende sull’impatto dello stress sul benessere psico-fisico. E così possiamo sviluppare interventi ancora più mirati per prevenire molte patologie oncologiche e croniche”.
I risultati dell’indagine evidenziano come il 67% delle aziende coinvolte nel campione non promuova programmi di salute sul lavoro, nonostante la crescente consapevolezza sul tema.
I lavoratori più stressati potrebbero essere a rischio maggiore di malattie come il diabete o patologie cardiovascolari, soprattutto in presenza di comportamenti alimentari poco salutari e scarsa attività fisica. Un legame più sottile ma significativo è anche quello tra stress e tumori: se il livello di stress è elevato, è probabile che i comportamenti dannosi (come il fumo o l'alimentazione disordinata) aumentino, incrementando il rischio di sviluppare tumori, in particolare quelli correlati al fumo, come il cancro ai polmoni.
Interventi volti a migliorare la qualità dell’esperienza lavorativa, come i programmi di WHP, potrebbero ridurre lo stress, migliorare la salute dei dipendenti e aumentare la loro produttività.
“Questo studio sulla salute dei lavoratori impiegati in occupazioni logoranti nel nostro territorio fornisce un’importante fotografia molto utile per attuare azioni efficaci che puntano al benessere dei lavoratori – evidenzia il Direttore Generale di ATS Brianza Michele Brait -. La nostra Agenzia crede fortemente nel programma Workplace Health Promotion che portiamo avanti con determinazione e che, anche grazie alla preziosa collaborazione con LILT, sta coinvolgendo sempre più aziende e lavoratori”.
L’INDAGINE
Il campione – è composto per il 79% da donne e per il 21% da uomini, con un'età media compresa tra i 50 e i 55 anni e un titolo di studio prevalente di diploma superiore (53%). La maggior parte dei partecipanti lavora come manovale (32.6%), seguita da impiegati nel settore delle vendite (21.2%), ristorazione (19.9%), pulizie (14.4%) e sanità (11%). Il 16.6% del campione lavora su turni notturni e il 78.5% svolge straordinari. Il 69.6% dei partecipanti ha oltre 10 anni di esperienza lavorativa.
Qualità del lavoro - Gli indicatori relativi alla qualità del lavoro sono stati analizzati attraverso cinque categorie: security (sicurezza, intesa come stabilità del lavoro e tutele
contro la perdita del posto di lavoro), control (controllo, riferito al grado di autonomia che il lavoratore ha sul proprio lavoro e sulle proprie decisioni) demand (carico di lavoro, ovvero le richieste psicologiche e fisiche che prevede il lavoro) reward (ricompensa, ovvero il riconoscimento e i benefici economici, sociali o emotivi ottenuti dal lavoro) ed effort (sforzo, ovvero il livello di impegno richiesto dal proprio lavoro).
Il 43.1% del campione si ritiene poco soddisfatto del proprio lavoro, con solo l’1.7% molto soddisfatto. La soddisfazione media per le condizioni economiche è di 2.1 su 4, dove 1 è per niente e 4 è molto. Questi dati suggeriscono una bassa soddisfazione generale, sia per le condizioni economiche che per la qualità del lavoro. L’unica voce che ottiene è un punteggio più alto è quella della sicurezza, intesa come certezza di occupazione. Il punteggio superiore di questa voce potrebbe trovare una risposta nell’esistenza di contratti a tempo indeterminato o nella presenza di opportunità lavorative anche al di fuori della propria azienda.
Ambiente lavorativo - La conciliazione vita privata-lavoro è stata valutata su una scala da 1 a 4 (dove 1 corrisponde a per nulla e 4 a molto) con un punteggio medio di 2.6 per il sonno sufficiente e 2.4 per la cura di sé e della famiglia (visite mediche, prevenzione). L'ambiente lavorativo e lo stress sono strettamente connessi: il 67.4% dei lavoratori dichiara che la propria azienda non promuove programmi di salute sul lavoro (workplace health promotion - WHP), mentre solo il 22.7% dichiara di poter usufruirne. Di questi, il 45.2% segue i programmi, ma solo il 40% li considera parzialmente efficaci. Il 42.1% non partecipa ai programmi per mancanza di tempo, mentre il 10.5% non è interessato. Solo il 5% ritiene non siano utili.
Stress - Lo stress lavorativo è stato misurato su una scala da 1 a 4 (dove 1 corrisponde a mai e 4 a molto) e i risultati evidenziano diverse problematiche. I fumatori (56 persone nel campione su 181) hanno un punteggio medio di 3.1 per lo stress causato dal lavoro. Per tutti, anche per chi non fuma, lo stress legato alla mansione ha un punteggio di 2.9 su 4.
L’alimentazione disordinata o abbondante dovuta allo stress ha un punteggio di 2.8, stessa cosa per l'umiliazione o frustrazione derivante dal lavoro. La difficoltà di sonno e la difficoltà di dedicarsi ad attività desiderate a causa dello stress totalizzano un punteggio
rispettivamente di 2.7 e di 2.6, mentre il consumo di alcol è meno significativo, con un punteggio di 1.6 (ottenuto dalla media del punteggio di chi beve quotidianamente e di chi non lo fa con la stessa frequenza). Le differenze tra uomini e donne riguardano principalmente l'intensità degli effetti, ma in generale la direzione delle relazioni osservate è simile per entrambi.
Salute - La soddisfazione per la salute percepita è di 3.1 su 5 (dove 1 è per niente e 5 molto) con il 48.1% dei lavoratori che si definisce neutrale. Insoddisfatto il 3.3% del campione e molto soddisfatto l’1.7%.
Il 35.9% dei partecipanti non riesce a seguire una dieta salutare sul lavoro, spesso a causa dell’assenza del servizio mensa, mentre il 29.8% non riscontra difficoltà a mangiare in modo salutare.
La scansione dei tempi lavorativi influenza abbastanza le abitudini alimentari per il 41.4% dei partecipanti, mentre il 18.2% lo considera un fattore molto influente (per il 27.6 poco e per il 12.7 per nulla). Il consumo quotidiano di frutta e verdura riguarda il 70% dei partecipanti, mentre la maggior parte evita bevande zuccherate quotidianamente. Tuttavia, circa metà del campione consuma quotidianamente snack salati o dolci, un dato che potrebbe essere legato alla disponibilità di distributori automatici nelle aziende e che potrebbe essere risolto includendo prodotti salutari nei distributori. Quasi il 90% del campione non consuma alcol quotidianamente.
Per quanto riguarda lo sforzo fisico sul lavoro, è moderato per il 60% dei partecipanti. Fuori dal luogo di lavoro però il 44% delle persone non pratica attività fisica regolare. Solo il 7% fa sport in modo intenso.
Tra i fumatori, circa il 30% fuma durante le pause e la maggior parte di chi ha smesso di fumare lo ha fatto solo per brevi periodi. Il 7% dei partecipanti fa uso di sostanze.
Il 30% dei partecipanti non ha mai rinunciato a fare una visita medica a causa del lavoro, mentre il 17.1% ha rinviato per motivi di lunga attesa e un altro 17.6% per difficoltà economiche.
Thomas Denti - UFFICIO STAMPA
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