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07/08/2019

 

ATS BRIANZA LIBERA DA CONTENZIONE: UN PROGETTO AMBIZIOSO PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DEGLI OSPITI NELLE STRUTTURE DEL TERRITORIO

  

“If you can dream it, you can do it!”

 

Prendiamo in prestito questa frase di Walt Disney per presentare il progetto aziendale “ATS Brianza libera da contenzione”, che ha preso il via nel 2019 nella nostra azienda.

Il focus è centrato sulla pratica della contenzione, purtroppo ancora estremamente diffusa tra gli operatori nella gestione sia degli ospiti delle strutture per acuti sia di lunga degenza.

La contenzione viene definita come “qualsiasi azione, procedura o mezzo applicato o adiacente al corpo, che la persona non può controllare o rimuovere facilmente, che impedisce la libertà di movimento atta ad assumere una posizione di scelta e/o l’accesso al proprio corpo” (Bleijlevens MHC et al, 2016).

Culturalmente l’impiego dei mezzi di contenzione è spesso motivato con la necessità di proteggere la persona fragile e/o anziana dalle conseguenze delle proprie azioni di movimento, soprattutto in presenza di deficit cognitivi e/o motori, o di disturbi comportamentali. Studi nazionali ed internazionali, e alcune esperienze virtuose hanno già dimostrato che la contenzione fisica può essere superata, nel rispetto dei diritti di libertà e di autodeterminazione, garantiti dalla Costituzione Italiana (artt. 13 e 32).

 

Paola Gobbi, coordinatore infermieristico dell’ATS Brianza e referente aziendale del progetto spiega: “Il problema della contenzione è estremamente sentito nel nostro territorio e per questo abbiamo pensato e messo in atto questo progetto con la collaborazione di tanti soggetti del sistema di presa in carico. Riteniamo la contenzione una privazione della libertà della persona, per questo il nostro obiettivo è quello di ridurla sensibilmente”.

 

“La nostra ATS – continua Paola Gobbi - ha quindi attivato e finanziato questo programma che vede inizialmente il coinvolgimento degli operatori di due RSA pilota. Sono state scelte, tra le richieste di adesione pervenute, le strutture RSA Piccolo Cottolengo Don Orione di Seregno (MB) e RSA Luigi e Regina Sironi di Oggiono (LC). Sono già state effettuate alcune giornate di formazione con gli operatori; sono stati raccolti i dati per conoscere la prevalenza degli ospiti contenuti e dei mezzi applicati e le motivazioni che portano gli operatori a contenere gli ospiti piuttosto che adottare strategie alternative; questo ha permesso di individuare le situazioni più critiche dalle quali si è iniziato con programmi mirati di riduzione/eliminazione”

Il 4 dicembre 2019 si realizzerà poi, con il coinvolgimento di tanti stakeholders, un convegno per la presentazione dei risultati del progetto, per l’arruolamento di altre RSA per l’anno 2020 e per ottenere il più ampio consenso nella popolazione. Il superamento di tale pratica è infatti la risultante di una complessa azione che unisce sia competenze tecniche, attraverso la diffusione di buone prassi, sia la modifica di atteggiamenti consolidati negli operatori, con l’obiettivo finale di contribuire a creare i presupposti per un profondo cambio culturale che favorisca il benessere, in termini di serenità e qualità della vita, per gli ospiti delle RSA e, di riflesso, per i loro familiari e per gli stessi operatori.

 

Alcune considerazioni su questi primi mesi di lavoro arrivano da Simona Salò, Direttore Sanitario della RSA Piccolo Cottolengo Don Orione di Seregno: “Abbiamo aderito in modo convinto, partendo da un’analisi puntuale sulla contenzione in essere che risponde alla domanda “perché lo stiamo facendo?”. Dopo poco più di due mesi abbiamo acquisito la consapevolezza che questa domanda ha smosso una riflessione che ci ha già portato ad eliminare alcune contenzioni, consolidate nel tempo. Medici, infermieri ed altri operatori stanno rispondendo positivamente agli stimoli, offrendo anche consigli utili. Questo conferma già un primo cambio di mentalità che è la base di partenza per arrivare ad un risultato efficace”.

 

Anche il Direttore Sanitario della RSA Luigi e Regina Sironi di Oggiono, Maria Grazia Di Maggio, descrive i primi risultati ottenuti: “La nostra struttura aveva già in corso un focus interno sulla contenzione, ma ci siamo resi conto che necessitavamo di un input ulteriore, di feedback e indicazioni di professionisti esterni. Il confronto con soggetti al di fuori della nostra struttura è diventato molto più di stimolo e validante per tutti i nostri operatori. Questo processo ha rafforzato un obiettivo già presente, che ora diventa patrimonio reale di tutti i nostri operatori, familiari e volontari”.

 

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