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Asst Monza: “Salviamoci la faccia”, l’Ospedale incontra le scuole

 

In cattedra piloti, istruttori di guida, medici. Dall’altra parte 300 studenti provenienti dal liceo classico statale Bartolomeo Zucchi di Monza, dal liceo artistico statale Amedeo Modigliani di Giussano e dal liceo scientifico statale Marie Curie di Meda. Si è svolto giovedì 22 novembre alle 9.00 nell’Auditorium “Enrico Maria Pogliani” con “Scuole in moto, l’ospedale incontra le scuole”, prevenzione del trauma motociclistico stradale, uso consapevole del mezzo e dei sistemi di protezione”.

  

ASST Monza

 

“Il trauma motociclistico rappresenta circa il 30% dell’attività di Centri Trauma dedicati alla cura dei casi più gravi – spiega il dott. Giorgio Novelli, organizzatore dell’evento - e costituisce per definizione il prototipo di “trauma a coinvolgimento multidistrettuale simultaneo”, quindi più complesso dal punto di vista clinico e gestionale. Abbiamo condotto un’approfondita analisi statistica sui dati ospedalieri di un campione di oltre 1900 traumi motociclistici sottoposti alle cure ospedaliere, sia presso l’Unità Operativa e Cattedra di Chirurgia Maxillo Facciale dell’ASST Monza Ospedale San Gerardo, sia presso altre strutture ospedaliere dove la nostra équipe monzese, diretta dal prof. Alberto Bozzetti, opera in convenzione e consulenza. Noi come medici ed istituzione pubblica, ogni giorni ci facciamo carico di questi pazienti, cercando di dare il massimo delle cure possibili”.

 Il trauma facciale e nella sua definizione più globale, cranio-facciale, ha un impatto importante sulla casistica traumatologica stradale. Costituisce il 34% dei traumatismi facciali in generale. Di questi circa il 70% è costituito dal trauma motociclistico.

“I nostri dati – continua Novelli - sono in linea con quelli della letteratura. Essendo l’area di Monza e Brianza un’area pressoché metropolitana ad alta densità di traffico, le nostre percentuali sono simili a quelle di altre aree metropolitane del nord d’Italia. Il trauma facciale, non solo motociclistico, ha assunto nel tempo un peso notevole in termini di costi biologici per il paziente, costi sociali per la sanità e lo stato. Se consideriamo l’elevato valore che il volto ha nei rapporti sociali e lavorativi per la persona, un esito deturpante può generare nella vittima di incidente un cambio della sua qualità della vita e del suo inserimento nel tessuto sociale”.

Oltre alle conseguenze estetiche sul volto, possono essere numerose anche le conseguenze funzionali. Basti pensare ai danni all’apparato stomatognatico con alterazione della masticazione, del gusto e dell’alimentazione in generale, un danno agli occhi, un danno a nervi sensitivi e motori, alle vie lacrimali, al naso e di conseguenza alla qualità della respirazione.

“Da diversi anni – prosegue il prof. Bozzetti - presso l’Ospedale San Gerardo abbiamo sviluppato e ampliato l’utilizzo della navigazione chirurgica e dei software di pianificazione virtuale per il trattamento e la ricostruzione dei volti nella traumatologia e non solo. Possiamo serenamente affermare di essere stati i primi in Italia ad utilizzare la navigazione chirurgica nella ricostruzione delle orbite, fino ad integrare le allora pionieristiche tecnologie virtuali ricostruttive. Oggi possiamo dire di aver raggiunto un’eccellenza in questo campo. Non molto tempo fa un nostro lavoro pubblicato in campo internazionale è stato selezionato come lavoro ad alta significatività scientifica. Quotidianamente personalizziamo le ricostruzioni nei pazienti, siano essi traumi acuti o esiti di traumi.

“Se parliamo di spesa - aggiunge il Direttore Generale della ASST di Monza Matteo Stocco - sono interventi complessi che durano molte ore e che necessitano spesso di strumenti, tecnologie e materiali costosi. Quindi anche se è sempre poco simpatico parlare di costi in termini monetari, è tuttavia necessario, poiché con un’opera di prevenzione si può avere l’ambizione di ridurre i costi sotto tutti i punti di vista”.

Parte anche da qui l’idea di una campagna di sensibilizzazione o di incentivi finalizzata all’utilizzo del casco integrale, una conquista importante sia per l’utente sia per lo Stato, che ha permesso di ridurre drasticamente le morti per trauma.

“È evidente dai dati in nostro possesso che nel trauma motociclistico la causa più frequente di decesso erano e sono le complicanze craniche e cranio-facciali – conclude Novelli -. Si provi a guardare i video di crash-test motociclistici: la faccia e il complesso cranio-facciale sono i primi ad essere coinvolti nel trauma motociclistico stradale. È necessario fare un ulteriore passo in avanti, noi siamo per il casco integrale o comunque con protezione facciale nell’utilizzo stradale, non potrebbe essere altrimenti. Nelle nostre statistiche più del 65% dei pazienti operati per trauma facciale portavano il casco aperto. Ad ulteriore supporto di tali osservazioni è stato dimostrato che, indossando caschi non integrali, le lesioni riportate sono mediamente più gravi (raddoppiano le percentuali di lesioni moderate-gravi rispetto a quelle riportate utilizzando i caschi integrali) e che aumenta il rischio di danni irreversibili agli organi di senso (vista, olfatto, ecc.). Una considerazione importante, ma difficile da tradurre in numeri, è che i traumatizzati operati che portavano il casco integrale che hanno comunque riportato fratture facciali, molto probabilmente con un casco aperto avrebbero perso la vita”.

L’evento con i ragazzi non ha avuto solo lo scopo di sensibilizzare all’utilizzo del casco integrale, ma di tutti i sistemi di protezione presenti sul mercato, per le mani, per la colonna vertebrale, per il torace e quindi alla possibilità di utilizzare guanti, paraschiena, giacche con protezioni fino all’airbag, una realtà consolidata e in continua evoluzione.

Si è parlato di uso consapevole del mezzo, ovvero come si utilizza una moto dal punto di vista pratico, come si sta in moto, come porre attenzione ai possibili ostacoli, i comportamenti da evitare, il rispetto delle norme di traffico non solo per le sanzioni ma anche per acquisire un senso civico che deve far parte di un giovane e in questo caso di un giovane motociclista.

La consapevolezza è anche nel non utilizzare sostanze che possono alterare la percezione del mondo esterno, aumentando i rischi. Il riferimento è alle sostanze stupefacenti e alcool che mietono sempre più vittime tra i giovani.

Ospiti del convegno operatori del “motor sport”, piloti professionisti del calibro di Lorenzo Zanetti, Lorenzo Mauri, Lorenzo Gandola, Stefano Mango e Manuel Rocca, che hanno fatto vedere ai ragazzi cosa si può arrivare a fare con le motociclette ma con la giusta preparazione e in un circuito. Ospiti e relatori anche giornalisti come Alberto Porta, da sempre impegnato nel mondo del motor sport per Mediaset, Valentina Rigano dell’Ansa e la dr.ssa Giovanna Guiso, giornalista della F.I.M. impegnata nella prevenzione dei traumi stradali. Presente infine anche un istruttore di guida motociclistica, peraltro medico traumatologo, il dr. Marco Guidarini.