Newsletter ATS informa 2022
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Pesticidi in agricoltura e lotta alle zanzare minacciano la popolazione delle api? Un progetto di ATS Brianza, iniziato nel 2021, indaga la tendenza in atto. Campioni in 4 stazioni di monitoraggio, dalla periferia di Monza alla Valsassina. Ma quali sono i sono i nemici delle api? In che misura i pesticidi minacciano la loro salute fino a causarne la morte? Per rispondere a queste domande e cercare di invertire la tendenza in atto il Dipartimento Veterinario di ATS della Brianza ha varato in questi due anni un progetto di monitoraggio e prevenzione degli avvelenamenti delle api causati da pesticidi e fitofarmaci.
Api da salvare: da ATS Brianza uno studio pilota
Pesticidi in agricoltura e lotta alle zanzare minacciano la popolazione delle api? Un progetto di ATS Brianza, iniziato nel 2021, indaga la tendenza in atto. Campioni in 4 stazioni di monitoraggio, dalla periferia di Monza alla Valsassina. Il direttore del Dipartimento Veterinario dr. Lorenzo Perego: “Situazione da vigilare, ma dati nel complesso positivi. La qualità del nostro miele non è a rischio”. Le api sono sentinelle preziose della qualità dell’ambiente, dalla loro attività di impollinazione dipendono il raccolto di molti alimenti, dalle mele, alle ciliegie, alle arance, ai girasoli, e la fioritura di almeno il 70% delle specie vegetali presenti sulla terra. Per questo la cosiddetta sindrome da spopolamento degli alveari, come è stata anche definita dalla Commissione Europea, è fenomeno da valutare con attenzione, perché il calo del numero di questi insetti rischia di mettere in crisi l’intero ecosistema e la catena alimentare umana. Nelle province di Lecco e Monza si stima una presenza oscillante nel corso della stagione tra i 200 milioni e il miliardo di api. Gli alveari censiti sono circa 19.600, 1300 gli apicoltori, 140 circa quelli che svolgono attività professionale. Ma quali sono i sono i nemici delle api? In che misura i pesticidi minacciano la loro salute fino a causarne la morte? Per rispondere a queste domande e cercare di invertire la tendenza in atto il Dipartimento Veterinario di ATS della Brianza ha varato in questi due anni un progetto di monitoraggio e prevenzione degli avvelenamenti delle api causati da pesticidi e fitofarmaci, che ha avuto come referenti il dottor Giovanni Prestini e il dottor Franco Rainini. Uno studio innovativo in Lombardia, sostenuto dalla Regione, che si è avvalso della collaborazione dell’Istituto Zooprofilattico Lombardia-Emilia Romagna e delle più rappresentative associazioni apistiche presenti sul territorio: Apilombardia e Associazione Apicoltori Lombardi. È acclarato infatti che l’avvelenamento delle api, registrato in modo crescente negli ultimi decenni, dipende da insetticidi, diserbanti, fungicidi, antiparassitari, utilizzati in agricoltura e nell’attività florovivaistica, e in alcuni casi molto gravi dagli insetticidi utilizzati in ambiente urbano per la lotta alle zanzare. Non manca inoltre l’effetto generato dai cambiamenti climatici, che provocano drastica riduzione della disponibilità di fioriture e quindi della produzione di miele, dall’inquinamento atmosferico e idrico dovuto a emissioni civili e industriali di mezzi di trasporto e cicli produttivi, e da alcune patologie specifiche delle api, come la varroa, un pericoloso e diffuso parassita. Per testare l’impatto di queste fonti di contaminazione sulla salute delle api il progetto ha previsto il campionamento e l’analisi di polline - che ricordiamo essere prodotto ben diverso dal miele, raccolto dalle api sui fiori e destinato all’alimentazione e allo sviluppo delle larve delle future api - in 4 diverse stazioni di monitoraggio con 3 alveari ciascuna, dislocate sul territorio di ATS: una nella periferia di Monza in un’area in prevalenza urbana e residenziale, una nel Vimercatese, dove prevalgono elevatissima antropizzazione e nel contempo aree di agricoltura intensiva con seminativi, una nella zona collinare fra il lago di Lecco e di Annone, dove si trovano un’importante area industriale e l’inceneritore dei rifiuti, e una in alta Valsassina, in territorio montano, poco popolato, con pascoli e flora spontanea. L’esito delle verifiche ha fornito risultati in generale confortanti: sul fronte di pesticidi e fitofarmaci, in 22 campioni su 40 (il 55%) è stata rilevata la presenza di soli 6 tipi di molecole sui 260 principi attivi ricercati (il 2,3%), come erbicidi e fungicidi per uso agricolo e civile, ma con bassa tossicità e quantità limitate. In particolare la situazione migliore è risultata quella relativa alla Valsassina, dove è limitata l’agricoltura intensiva e l’antropizzazione. La maggiore criticità riguarda sicuramente gli insetticidi a elevata tossicità per le api, come i piretroidi, riscontrati sporadicamente nel 2021 ma frequentemente nel 2022 nella Stazione ubicata nella zona periurbana di Monza: la rilevazione della loro presenza infatti in un solo anno si è triplicata. Si tratta di principi attivi, come permetrina e cypermetrina, vietati in agricoltura, ma autorizzati per uso civile e sanitario, principalmente nella lotta alle zanzare, operata sia da privati cittadini, che condomini o attività produttive. I campionamenti effettuati da ATS tra aprile e settembre, su segnalazione di apicoltori e cittadini, hanno riscontrato inoltre alcuni episodi di mortalità da avvelenamento delle api non nei pressi della stazione di monitoraggio, ma a distanza di circa 700 metri della stessa. Ciò significa che l’uso di questi insetticidi, rilevati in concentrazioni elevate nel corpo delle api morte o morenti, non ha contaminato tanto gli alveari e i loro prodotti, dunque il miele, quanto piuttosto ha provocato la morte per avvelenamento acuto delle api adulte e di altri impollinatori, come i bombi che vengono letteralmente investiti dai trattamenti insetticidi durante l’attività di volo e impollinazione. Di qui l’intento di ATS di riprendere il confronto con le Amministrazioni Comunali, anche attraverso un convegno dedicato, per una strategia coordinata e condivisa di lotta alle zanzare, capace di ridurre indesiderati effetti collaterali sulla vita di altri insetti. Tra i dati emersi dal progetto ce n’è altresì uno particolarmente confortante, ovvero l’assenza di non conformità nel territorio di ATS Brianza per i pesticidi nel miele, prodotto dalle api a partire dal nettare, soluzione acquosa zuccherina prodotta dalle piante. Il miele, che costituisce una piccola ma significativa eccellenza dell’agroalimentare lombardo, frutto dell’impegno di una rete estesa di apicoltori amatoriali e professionali, mantiene dunque piene garanzie di integrità e salubrità per i consumatori, grazie anche alla capacità naturale delle api di filtrare e “neutralizzare” la presenza di pesticidi. In generale la presenza di pesticidi, anche a concentrazioni non elevate, tali pertanto da non causare episodi allarmanti di moria, richiede comunque la massima vigilanza, perché può contribuire sensibilmente a danneggiare lo sviluppo delle colonie di api, con un calo della longevità, una minore fertilità delle api regine, un abbassamento delle difese immunitarie nei confronti delle patologie, e influire sulle loro funzioni vitali, di comportamento e orientamento. Tutte concause che incidono sulla sindrome da spopolamento di questo prezioso insetto. “Il progetto di monitoraggio avviato 2 anni fa da ATS Brianza– sottolinea il direttore del Dipartimento Veterinario dottor Diego Perego – si inserisce in un più ampio lavoro da noi svolto per la costante tutela del patrimonio apistico, ed è un primo prezioso strumento scientifico di analisi approfondita dello stato di salute delle api, del loro spopolamento, e dell’impatto che su di loro hanno le evoluzioni del clima, dell’economia, dell’inquinamento. Una cartina di tornasole universale sulla qualità dell’ambiente, le prospettive dell’agricoltura, la qualità della vita umana in territori fortemente antropizzati e sfruttati, ma altresì connotati da pregio paesaggistico e biodiversità. Gli esiti di questo studio, che ha messo in rete autorità sanitaria, ricerca scientifica e operatori, e che è destinato ad avere un seguito con l’intensificazione del monitoraggio nelle 4 stazioni anche per tutto il 2023 – conclude Perego - confermano che il quadro generale è positivo, nell’interesse di addetti ai lavori e consumatori, ma che le dinamiche di un fenomeno ormai planetario non possono essere ignorate”. |
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Sorgerà a Merate la nuova struttura canile/gattile polifunzionale della provincia di Lecco. Attualmente la provincia di Lecco dispone solo del canile rifugio di Merate, convenzionato con circa 30 Comuni della provincia sul totale di 84 complessivi, i rimanenti Comuni si rivolgono a strutture fuori provincia.
A Merate area disponibile per la nuova struttura polifunzionale (canile sanitario–rifugio, gattile sanitario-rifugio, struttura veterinaria ATS) della provincia di Lecco
Sorgerà a Merate la nuova struttura canile/gattile polifunzionale della provincia di Lecco. Attualmente la provincia di Lecco dispone solo del canile rifugio di Merate, convenzionato con circa 30 Comuni della provincia sul totale di 84 complessivi, i rimanenti Comuni si rivolgono a strutture fuori provincia. ATS Brianza ha negli scorsi mesi evidenziato la necessità di una struttura polifunzionale, adatta alle necessità di gestione di questi animali in continuo aumento, che rispondesse alle esigenze di tutta la provincia. E’ stato così proposto alla “Conferenza dei Sindaci” un possibile progetto, al fine di raccogliere l’adesione delle amministrazioni comunali del territorio e individuare un’area idonea alla sua allocazione. L’incontro organizzato nel mese di settembre ha visto i Sindaci presenti interessati a collaborare con l’Agenzia per trovare in tempi brevi una soluzione. Un’area idonea è stata messa a disposizione dall’Amministrazione del Comune di Merate, che si è resa disponibile a promuovere il progetto alle competenti autorità regionali. ATS Brianza sta quindi formalizzando un progetto della struttura polifunzionale che sarà composta da: 1. Canile sanitario; 2. Canile rifugio; 3. Gattile sanitario e rifugio; 4. Struttura veterinaria per attività istituzionale clinica e chirurgica e assistenziale verso animali di persone indigenti; 5. Sala per riunioni/incontri al fine di promuovere un corretto rapporto uomo/animale e alla promozione degli IAA interventi assistiti con animali (pet therapy); 6. Aree di sgambamento/ attività in campo con animali, anche funzionali alla nuova concezione di parco canile; 7. Autorimessa per automezzi per il recupero di animali vaganti e ambulanza per pronto intervento veterinario.
Il progetto prevede una superficie minima di 7000 metri quadri di terreno disponibile, che possono diventare 10000 ampliando l’area verde a parco, nell’ottica dei moderni “parco canile”. La superficie coperta prevista è di circa 400 metri quadri, più i box di ricovero, per circa altri 600 metri quadri di superficie coperta. "Ringrazio l'Amministrazione Comunale di Merate per la disponibilità dimostrata – sottoilinea il dr. Carmelo Scarcella, Direttore Generale di ATS Brianza - questa struttura diventerà un prezioso presidio per tutto il territorio. Un progetto ambizioso che vedrà anche uno spazio per gli uffici del servizio Igiene Urbana Veterinaria oggi presso la sede in via San Vincenzo". Massimo Augusto Panzeri, Sindaco di Merate evidenzia: "Abbiamo accolto con entusiasmo la proposta di ATS di realizzare a Merate un nuovo canile che diventi punto di riferimento per tutta la Provincia di Lecco . Attualmente la nostra struttura rifugio è convenzionata con 24 comuni ed è gestita da Enpa. La proposta di ATS, che dovrà necessariamente coinvolgere Regione Lombardia, si propone di ampliare l'attuale complesso con nuove aree dedicate ai nostri amici a quattro zampe ma anche al personale veterinario. La recente acquisizione di un'area limitrofa all''attuale canile ci permette non di soddisfare tutte le esigenze manifestate dall’Agenzia di Tutela della Salute, ma anche di integrarle con nuovi servizi. Adesso inizia la sfida per reperire le risorse necessarie alla progettazione e costruzione della struttura”.
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ATS Brianza ed i Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Monza e Lecco firmano un protocollo d’intesa a tutela delle risorse pubbliche
È stato recentemente sottoscritto tra l’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) della Brianza e i Comandi Provinciali della Guardia di Finanza delle due province di Monza e di Lecco un protocollo d’intesa, di durata triennale, volto a definire, nell’ambito dei rispettivi fini istituzionali e nell’interesse reciproco, una collaborazione, di coordinamento e di cooperazione a sostegno della legalità economica e finanziaria nell’ambito del proprio territorio di riferimento. Lo scopo del protocollo è quello di rafforzare il sistema di prevenzione e contrasto delle condotte lesive degli interessi economici e finanziari pubblici connessi alle misure di sostegno ed alle erogazioni effettuate da ATS Brianza, con particolare riguardo alla spesa sanitaria, ai contratti pubblici e alle procedure di appalto, oltre che all’emisione/riconoscimento di autorizzazioni, concessioni di benefici economici, compresi gli interventi connessi al PNRR. Il protocollo prevede la comunicazione alla Guardia di Finanza, da parte di ATS Brianza, di dati ed informazioni ritenute rilevanti per la repressione di irregolarità di natura economico-finanziaria o comunque la segnalazione di anomalie ricorrenti o condotte fraudolente relativi a soggetti beneficiari di prestazioni del SSN. Sulla scorta di quanto acquisito la Guardia di Finanza potrà avviare attività di analisi, al fine di orientare e rafforzare l’azione di prevenzione, ricerca e repressione degli illeciti economici e finanziari in danno del bilancio dell’ATS Brianza, dello Stato e dell’Unione europea, comunicando poi i relativi risultati ad ATS Brianza la quale, a sua volta, potrà intrapprendere ulteriori ed opportune azioni in contrasto alle illeceità. “Questo accordo – riporta il Direttore Generale dott. Michele Brait – si basa sullo scambio di dati e informazione tra gli enti per tutelare il corretto impiego dei fondi pubblici e quindi va a tutela di tutti i cittadini e dello stato; si tratta di un virtuoso esempio di collaborazione tra enti del territorio, quale modalità da privilegiare e sostenere”. Altro aspetto importante è la formazione, infatti, allo scopo di consolidare procedure operative efficaci, il protocollo prevede l’organizzazione di incontri, seminari, nonché interventi formativi rivolti ai dipendenti e corsi di aggiornamento professionale riservati al personale preposto allo svolgimento delle rispettive attività d’istituto. |